Sebastian Schwarz è il nuovo direttore artistico per il triennio 2022-2024

Sebastian Schwarz è il nuovo direttore artistico per il triennio 2022-2024
Succede ad Alberto Triola che ha firmato dodici edizioni del festival presieduto da Franco Punzi

A pochi giorni dalla chiusura della 47a edizione del Festival della Valle d’Itria che, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, si è svolto con successo e apprezzamento del pubblico e della critica nazionale e internazionale, si delinea una nuova fase nella storia della manifestazione pugliese: dopo dodici anni, Alberto Triola ha infatti scelto di lasciare la direzione artistica per concentrarsi sul ruolo di sovrintendente della Toscanini di Parma; il consiglio di amministrazione della Fondazione Paolo Grassi presieduto da Franco Punzi, ringraziandolo per l’operato svolto, ha quindi nominato all’unanimità il tedesco Sebastian Schwarz come nuovo direttore artistico.

«Con la nomina di Sebastian Schwarz – afferma Franco Punzi – si apre un nuovo capitolo per il Festival della Valle d’Itria, manifestazione la cui storia vuole essere unitaria, a partire dai suggerimenti di Paolo Grassi e dalle scelte musicali di Rodolfo Celletti. Il capitolo caratterizzato dalla direzione artistica di Alberto Triola è stato lungo e portatore di grandi successi e a lui va la nostra più profonda gratitudine per il lavoro svolto. Siamo certi che Schwarz saprà raccogliere la sfida di ulteriore proiezione della manifestazione martinese in contesto internazionale e la sua nomina, a pochi giorni dalla chiusura del festival 2021, è segno di una volontà ferrea: quella di avviare sin da subito i preparativi per le edizioni a venire».

La programmazione firmata da Triola dal 2010 al 2021 ha riportato, da un lato, l’attenzione sul repertorio belcantistico e sul teatro musicale barocco – portando a Martina Franca complessi strumentali storicamente informati –, allargando l’orizzonte del Festival all’opera del Novecento e contemporanea oltre che a coproduzioni internazionali. Grande rilievo anche alla ricaduta sul territorio grazie all’iniziativa L’opera in masseria poi trasformata nella rassegna Il canto degli ulivi. Gli ultimi anni hanno inoltre visto trionfare a Martina Franca i nomi delle star dell’opera: da Francesco Meli e Luca Salsi a Carmela Remigio, da Angela Meade a Veronica Simeoni, sino a Marianna Pizzolato, Olga Peretyatko, Jessica Pratt, Sara Mingardo, Anna Caterina Antonacci e Lisette Oropesa. Durante la direzione artistica di Triola il Festival della Valle d’Itria ha vinto tre Premi della critica musicale “Franco Abbiati”: il primo nel 2010 assegnato a Franco Fagioli come miglior cantante in Rodelinda di Händel rappresentata per la prima volta in Italia; l’ultimo nel 2019 vinto da Giuseppe Palella come miglior costumista per l’Orlando furioso (coproduzione con il Teatro la Fenice) e per Giulietta e Romeo. Nel mezzo si colloca quello dato nel 2015 alla Fattoria Vittadini per Armida di Traetta e La lotta d’Ercole con Acheloo di Steffani. La Fattoria Vittadini e tanti altri artisti in programma hanno rappresentato il legame che Triola ha voluto creare fra il Festival, la lezione di Paolo Grassi, il Piccolo Teatro di Milano e il mondo della prosa: a Martina Franca hanno così debuttato Giorgio Sangati, Davide Gasparro, Stefano Massini e la compagnia teatrale Eco di Fondo, solo per citarne alcuni.

«Lascio il Festival della Valle d’Itria dopo dodici intensissimi e splendidi anni – commenta Alberto Triola – di cui sette a fianco di Fabio Luisi. Il bilancio del lavoro fatto sarà scritto a tempo debito, ma vorrei ricordare le 51 produzioni mandate in scena, di cui 7 di opere novecentesche e 4 di autori contemporanei in prima rappresentazione. Il repertorio esplorato va dal Seicento a oggi e comprende 40 diversi compositori, tra i quali tutti i principali della scuola napoletana. Sono particolarmente fiero del fatto che alcuni dei titoli riscoperti in questi anni a Martina Franca hanno iniziato a essere riproposti in diversi teatri italiani ed europei. Abbiamo dato vita al Premio Celletti e all’Accademia del Belcanto, tra le pochissime a essere riconosciute dal Ministero della Cultura quale “scuola di eccellenza nazionale nell’ambito dell’altissima formazione musicale”. Sono centinaia gli artisti con cui ho condiviso questo percorso. Non conto le carriere che sono partite dal Palazzo Ducale, spesso con debutti assoluti (a volte temerari) di cantanti, direttori e registi, che sono oggi tra quelli più affermati nel mondo. Lascio la direzione artistica nelle mani di un caro amico prima ancora che di un validissimo collega: sono sicuro che il festival vivrà con lui molti altri anni di luce. L’ultimo pensiero va al Presidente Franco Punzi e a tutti gli amici e alle persone con cui ho percorso questo lungo tratto di vita, alle maestranze tecniche e a chi opera con generosità davvero ammirevole dietro il palco. E poi c’è Martina Franca: il suo abbacinante bianco, con tutto quello che contiene, è ormai una seconda casa: ha fatto breccia nella mia vita e certamente non smetterà di farne parte».

Nato nel 1974, Sebastian Schwarz è da due anni alla guida del Teatro Regio di Torino, del quale è attualmente direttore artistico; ha svolto una brillante carriera in numerosi teatri e festival europei fra i quali il festival di Wexford, il Theater an der Wien e il Festival di Glyndebourne. I progetti artistici che ha firmato fino ad ora si sono distinti in Europa per la originalità, pertinenza e consistenza, con una predilezione per il repertorio barocco e le rarità, peculiarità che lo hanno reso candidato ideale per il Festival della Valle d’Itria nel prossimo triennio.

«Frequento il festival da vent’anni – dichiara Sebastian Schwarz – e l’ho apprezzato come istituzione esemplare nello stimolare la curiosità e arricchire il panorama operistico internazionale, ricordandoci che è proprio dell’opera, nata nel Bel Paese, contaminarsi con le più diverse culture alla ricerca di nuovi stili e forme. Prenderci cura di questa eredità è nostro compito, per salvaguardare il fragile ecosistema dello spettacolo dal vivo tramite la sfida quotidiana con noi stessi affinché il pubblico sia sempre più numeroso e curioso. I fronti sui quali sono impegnati il Festival e la Fondazione comprendono in primo luogo la produzione di spettacoli, la ricerca scientifica, la formazione del pubblico ma anche quella delle prossime generazioni di artisti che studiano presso l’Accademia del Belcanto, dove non vedo l’ora d’incontrare gli allievi di quest’anno. Sono profondamente onorato da questa nomina e affronto con umiltà la carica e lo straordinario lascito del mio caro amico e stimato predecessore Alberto Triola. Sono felice di continuare ed intensificare la collaborazione con Fabio Luisi, col presidente Punzi e con tutta la squadra martinese».

Nelle prossime settimane, il nuovo direttore artistico incontrerà gli organi direttivi e amministrativi del Festival per esporre le linee programmatiche del triennio che culmina nel cinquantenario della manifestazione nel 2024.