Il Festival
Festival della
Valle d’Itria 2021
La 47ª edizione del Festival si svolgerà a Martina Franca dal 17 luglio al 4 agosto secondo la programmazione musicale preparata dal direttore artistico Alberto Triola con il direttore musicale Fabio Luisi e dedicata al rapporto tra Napoli e Vienna.

La 47ª edizione
Il programma delinea un percorso che va dal Barocco napoletano di Alessandro Scarlatti e Nicola Porpora, transitato in tutta Europa anche grazie al divismo vocale di Farinelli e dei suoi rivali, per poi arrivare al Classicismo viennese di Haydn e quindi fino a Schubert.
A Martina Franca: La creazione di Franz Joseph Haydn, La Griselda di Alessandro Scarlatti, L’Angelica di Antonio Porpora e la Winterreise di Franz Schubert.
«Dopo il felice esito dell’edizione 2020 – commenta il Presidente Franco Punzi – realizzata la scorsa estate mentre molti altri festival cancellavano le attività, desideriamo guardare avanti con l’ottimismo che ci contraddistingue da quasi mezzo secolo. È nostro dovere procedere con cautela ma il varo della programmazione del festival 2021 ci permette di portare avanti uno degli appuntamenti fondamentali fra le manifestazioni musicali europee, oltre che un’occasione imprescindibile per il territorio».
«Il progetto del Festival della Valle d’Itria del 2021 con l’esecuzione, in forma scenica, dell’oratorio La Creazione di Haydn – sottolinea il direttore musicale Fabio Luisi – è estremamente interessante, ardito nella volontà di affiancare alla musica una visualizzazione teatrale, ed appartiene al DNA del Festival, che da sempre aggancia il repertorio belcantistico italiano alle esperienze europee che da esso derivano. Sappiamo che le opere liriche di Haydn, assai numerose del resto, peccano di carenze drammaturgiche, nonostante siano spesso esuberanti di valori musicali. Non essendo necessariamente legata ad una drammaturgia teatrale, ma ad una preesistente biblico-storica, La Creazione si presta all’esplorazione di una vocalità decisamente mediterranea adeguata all’ambiente musicale asburgico e mitteleuropeo. Inoltre questo progetto, da un punto di vista personale, mi riporta agli anni degli esordi direttoriali, nei quali, proprio a Martina Franca, ebbi il privilegio, sotto la direzione artistica di Rodolfo Celletti, di cimentarmi in questo capolavoro, allora, come oggi, nella traduzione di Dario dal Corno, effettuata su nostra richiesta».
Il Festival
Nei suoi 44 anni di storia il Festival si è imposto all’attenzione internazionale per scelte inusuali e coraggiose come la messa in scena del Tancredi di Rossini nel 1976, ancora prima che esplodesse la renaissance del compositore pesarese; della Norma di Bellini nella versione originale con la protagonista dal timbro più scuro rispetto al suo giovane alter ego Adalgisa.
E ancora Gianni di Parigi di Donizetti, Il Novello Giasone di Cavalli/Stradella, Napoli Milionaria! di Rota, delle rossiniane Aureliano in Palmira, Adelaide di Borgogna e Semiramide, de L’incoronazione di Poppea di Monteverdi, del Giulio Cesare e di Rodelina di Händel, di Fra Diavolo di Auber, il dittico Der Ring des Polykrates (Korngold) – Das Geheime Königreich (Krenek), L’Orfeo di Luigi Rossi-Daniela Terranova, Nur di Marco Taralli, Zaira di Bellini, Artaserse di Hasse, Crispino e la Comare dei fratelli Ricci, Maria di Venosa di Francesco d’Avalos, Giovanna d’Arco di Verdi.
Negli anni è progressivamente maturata l’attenzione per la Scuola musicale napoletana e i grandi compositori pugliesi d’allora, senza trascurare il repertorio belcantista e i grandi titoli europei, come la Medée di Cherubini nella versione originale francese con i dialoghi parlati, Robert le diable di Meyerbeer, La Grande-Duchesse de Gérolstein di Offenbach e la versione francese di Salomé di Richard Strauss. Il Festival ha contribuito alla crescita e all’affermazione di artisti come Mariella Devia, Martine Dupuy, Paolo Coni, Daniela Dessì, Patrizia Ciofi, Fabio Luisi, Renato Palumbo, per citarne solo alcuni.
«E pur col suo anonimato architettonico, Martina non è anonima: ogni cosa sembra firmata da un artista gentile e modesto che preferisce lasciare solo una data», scriveva il critico d’arte Cesare Brandi sulla città che ospita ogni anno il Festival. Adagiata sulle colline sud orientali della Murgia, in provincia di Taranto, Marténe – come la chiamano i martinesi – è una città barocca che gode di splendide vedute sulla Valle d’Itria, tra filari di vite, boschi e ulivi secolari.
Festival della
Valle d’Itria 2020
La 46a edizione del Festival si svolgerà a Martina Franca dal 14 luglio al 2 agosto secondo il programma approvato dal consiglio di amministrazione della Fondazione Paolo Grassi, guidato dal presidente Franco Punzi, e presentato dal direttore artistico Alberto Triola con il direttore musicale Fabio Luisi.

La 46a edizione
Nell’Atrio del Palazzo Ducale – riorganizzato secondo le normative di sicurezza –saranno presentati due titoli rari di Richard Strauss: Arianna a Nasso (21, 24, 26 luglio e 2 agosto) affidata alla bacchetta di Fabio Luisi, in una nuova versione in italiano del libretto a cura di Quirino Principe e in forma semiscenica secondo l’idea del regista Walter Pagliaro; quindi la commedia di Molière Il borghese gentiluomo ripensata come monologo con la mise en espace curata da Davide Gasparro e le musiche di scena del compositore di Monaco di Baviera dirette da Michele Spotti, cui toccherà la serata inaugurale del 14 luglio (repliche il 22, 25 luglio e l’1 agosto). Come previsto, l’Orchestra sarà quella del Teatro Petruzzelli di Bari.
Intorno al tema di Arianna, fra mondo barocco e recupero della cultura classica, si svilupperanno una serie di altri appuntamenti musicali e approfondimenti culturali che saranno presentati in dettaglio, entro un paio di settimane, dopo la messa a punto di tutti gli aspetti che le nuove indicazioni ministeriali, in fase di aggiornamento quotidiano, prescrivono: dal distanziamento sociale all’ingresso del pubblico, sino agli spostamenti degli artisti e alla sicurezza dei luoghi di lavoro.