Dal Tancrède di Voltaire, la decima opera del catalogo rossiniano, prende le mosse dal turbinoso contesto della Sicilia in epoca medievale. La guerra militare sullo sfondo, la guerra in difesa della donna amata in primo piano: questo il cuore di un melodramma di straordinaria ricchezza melodica, composto da un Rossini poco più che ventenne, al suo primo grande successo nell’opera seria. Opera che torna a splendere a Palazzo Ducale, 49 anni dopo aver inaugurato il Festival della Valle d’Itria nel 1976.
Un capolavoro del Belcanto, qui proposto nell’esecuzione consecutiva dei suoi due finali. Quello lieto, scritto dal pesarese per la première della Fenice di Venezia il 6 febbraio 1813, vede l’eroe trionfare in guerra e in amore. Nel finale tragico, composto solo poco dopo un mese per il Teatro comunale di Ferrara, il 21 marzo, Tancredi sconfigge i Saraceni, ma ferito a morte si spegne nell’affievolirsi di un assolo d’archi. Questo ultimo finale, ritrovato negli anni ’70 in una biblioteca privata, rappresenta una tra le più significative scoperte musicologiche del secolo scorso e offre un sorprendente aspetto della produzione e della personalità del giovane Rossini.